mercoledì 18 giugno 2014

La lettera inviata al Governo per richiedere la promozione della questione di costituzionalità della riforma della legge elettorale in Calabria


La consigliera regionale di Parità Stella Ciarletta ha scritto al presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi e alla ministra per gli affari regionali Maria Carmela Lanzetta per  richiedere le promozione della questione di costituzionalità della riforma della legge elettorale regionale per la mancata introduzione della doppia preferenza di genere.
La riforma elettorale, l.r  n.8/2014. “modifiche ed integrazioni alla legge regionale 07 febbraio 2005, n.1 (Norme per l'elezione del Presidente della Giunta regionale e del Consiglio Regionale)”, è stata pubblicata sul Burc il 9 giugno scorso.
“Come è noto – ricorda Stella Ciarletta -  il Consiglio Regionale, nella seduta del 3 giugno, non ha accolto l'emendamento che prevedeva, tra l'altro, l'introduzione della doppia preferenza di genere oltre che la presenza di almeno un terzo di candidate donne e l'alternanza dei candidati in lista. Pertanto – rimarca la consigliera di parità  -la legge elettorale così come approvata, viola non solo dello Statuto della Regione Calabria, dal quale emerge il dovere di promuovere condizioni di parità tra i sessi nell’accesso alla carica di consigliere regionale, ma anche degli artt. 51, 117, 3 della Costituzione. La consigliera regionale Ciarletta entra poi nel dettaglio della questione e spiega: “L’art. 51 della Costituzione, è stato modificato con la legge costituzionale n.1 del 30 maggio 2003 che, all’art.1, ha aggiunto un periodo al vigente articolo 51, primo comma. La norma, nel testo modificato ed attualmente vigente dispone che ‘Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti  dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne uomini’.  A sua volta, l’art.117 della Costituzione, nel suo testo introdotto dalla legge costituzionale n.3 del 18 ottobre 2001, al settimo comma, stabilisce che le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra uomini e donne alle cariche elettive.  I principi fondamentali della parità dei cittadini – evidenzia ancora la consigliera regionale di parità - a prescindere dal sesso sono contenuti nell’articolo 3 della Costituzione, che, come è noto, stabilisce al primo comma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali e che al secondo comma dispone che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.  Occorre sottolineare come lo Statuto della Calabria sia espressione del principio costituzionale che si è fatto strada a seguito delle incalzanti iniziative di riforma. Ancora va tenuto presente che il percorso per giungere all’obbiettivo di una concreta parità tra i due sessi è giunto in sede nazionale alla approvazione della legge n.215 del 23 novembre 2012 che, con riferimento all’accesso alle cariche elettive e agli organi esecutivi dei comuni e delle province, ha stabilito che, nelle liste dei candidati, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi, ma anche che, ciascun elettore può esprimere, sotto le righe stampate sotto il medesimo contrassegno, uno o due voti di preferenza, scrivendo il cognome di non più di due candidati compresi nella lista da lui votata. Nel caso di espressione di due preferenze, esse debbono riguardare candidati di sesso diverso della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza. La detta legge ha inoltre, all’art.3, modificato la legge 2 luglio 2004 n.165, di attuazione  dell’art.122 Cost., in materia di elezioni dei consigli regionali introducendo, al comma 1 dell’art.4, la lettera c-bis) che ha posto, quale principio fondamentale per la legislazione elettorale delle regioni, quello della promozione della parità tra uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive attraverso la predisposizione di misure che permettano di incentivare l’accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive.
Alla luce di queste argomentazioni l'Ufficio della Consigliera Regionale di Parità ha ritenuto che gli artt. 1, comma 6, e art.2, comma 2, della legge elettorale della  n.5  del  2010 nonché la  legge regionale 06 giugno 2014 n.8 “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 07 febbraio 2005, n.1” , vadano censurati per illegittimità costituzionale in riferimento agli articoli 51, 117, 3 della Costituzione ed agli articoli 2 e 38 dello Statuto della Regione Calabria.
Ad oggi – sottolinea ancora Stella Ciarletta - la Calabria è sprovvista di strumenti legislativi volti concretamente a promuovere la parità dei generi nell’accesso alle cariche elettive. La legge elettorale della Regione, in contrasto con le norme costituzionali citate, non promuove la concreta parità, né questa è assicurata dal vincolo, nella presentazione delle liste circoscrizionali, della presenza di candidati di entrambi i sessi. Occorre difatti che le tecniche prescelte per favorire il riequilibrio di genere nella rappresentanza politica siano effettivamente volte a promuovere la parità di accesso, fine questo non assicurato dalla norma della legge elettorale censurata che costituisce per un sesso una presenza del tutto aleatoria rispetto alla percentuale attribuita all’altro sesso. Solo attraverso l’introduzione di tecniche effettivamente volte alla rimozione degli ostacoli alla piena parità – rileva infine Stella Ciarletta -, la legge elettorale sarebbe stata conforme alla Costituzione ed allo Statuto, ma ciò non è accaduto, prevedendo la norma censurata, come detto, solo una minoritaria percentuale di candidati in ciascuna lista circoscrizionale costituita da un genere

giovedì 5 giugno 2014

La legge elettorale non rispetta le pari opportunità, chiediamo che il Governo la impugni

La bocciatura dell'emendamento sulla doppia preferenza nella ultima seduta del Consiglio Regionale ha avuto un indubbio significato politico sulla resistenza umana e culturale manifestata della maggioranza della assise calabrese rispetto ai temi della democrazia paritaria. Non sono serviti a nulla gli appelli delle associazioni e degli organismi di parità e, forse, i recenti risultati ottenuti alle elezioni europee e amministrative, grazie a questo strumento di riequilibrio nella rappresentanza, hanno spaventato gli uomini invece di stimolarli.
Ma l'approvazione di una legge è, innanzitutto, un atto giuridico, anche se ovviamente frutto di una valutazione politica. Come qualsiasi altra legge, anche quella elettorale deve rispettare i principi costituzionali e le prescrizione che lo Stato impone alle Regioni, nel rispetto delle competenze istituzionali. La politica non è arbitrio, e deve osservare il diritto come qualsiasi altro organismo pubblico.
La Corte Costituzionale ha stabilito in maniera inequivocabile l'immediata applicabilità dell'art. 51 della Costituzione sulla parità di accesso alle cariche elettive, inteso come parametro di legittimità sostanziale di attività amministrative discrezionali, rispetto alle quali si pone come limite. Ma non bastasse questo, la legge 215 del 2012, oltre ad introdurre la doppia preferenza per le elezioni comunali, ha prescritto un vero e proprio obbligo per le Regioni di predisporre, all'interno delle leggi elettorali, "misure che permettano di incentivare l'accesso del genere sottorappresentato alle cariche elettive".
Il Consiglio Regionale ha violato non solo il dettato Costituzionale (e questo già basterebbe!), ma ha disatteso un obbligo prescritto dalla legge, laddove il cronico deficit di rappresentanza femminile, fermo da oltre dieci anni al 4% per cento quando tutto va bene, avrebbe richiesto, invece, che la doppia preferenza fosse accompagnata da altre misure aggiuntive come la presenza minima obbligatoria di donne in lista e l'alternanza delle candidature, come ben ha proposto, infatti, il PD nell'emendamento respinto.
E allora, se il Consiglio Regionale ha disatteso le indicazioni legislative oltre che i precetti Costituzionali, dobbiamo chiedere tutti insieme che il Governo intervenga affinchè questa legge non venga approvata e se del caso che la impugni di fronte alla Corte Costituzionale, affinchè venga stabilito definitivamente se le pari opportunità sono un principio vincolante e imprescindibile del nostro Stato di Diritto oppure un semplice complemento naif, buono per strappare applausi e consensi in campagne elettorale e poi oggetto di sbrigativa e sarcastica bocciatura in sede decisionale.



lunedì 2 giugno 2014

#ledonneprimaditutto

In questi giorni si sta vivendo in una sorta di stato di schizofrenia elettorale, tra il dato delle elezioni europee che ci regala finalmente 29 deputate su 73 parlamentari ( a dispetto delle 10 donne elette solo nel 2009), gli articoli locali sui consigli comunali eletti, pariteticamente composti da uomini e donne e la imminente riforma della legge elettorale regionale in Calabria.
L'ordine del giorno del prossimo consiglio regionale non prevede la discussione della doppia preferenza di genere.
Eppure quei risultati elettorali straordinari, sono tali perchè sia nel sistema elettorale europeo che per le elezioni dei Comuni è prevista la doppia preferenza.
La Calabria ha un meccanismo di promozione della parità d'accesso alla cariche elettive, che definire blando è un eufemismo. Tant'è che nel 2010 non fu eletta nessuna donna in Consiglio Regionale!
Non si può accettare che questo dato si replichi, soprattutto adesso che il numero dei consiglieri è sceso da 50 a 30 e quindi le chances diminuiscono ancora di più.
Non è accettabile che la Calabria debba rimanere fanalino di coda per altri cinque anni  su questioni dove il resto d'Italia e l'Europa marciano invece sempre più velocemente.

Ho letto recentemente sui giornali dichiarazioni secondo cui il prossimo Consiglio Regionale voterà solo l'essenziale, e cioè l'abbassamento del numero dei consiglieri da quaranta a trenta.
Mi piace replicare con una citazione, adattata al caso, tratta dal libro "Il Piccolo Principe" di Saint Exupery: l'essenziale è invisibile agli occhi...
E le donne calabresi in questo momento sono invisibili, ma sono essenziali.
Favorirne la visibilità significa compiere un atto di maturità politica e un esercizio di democrazia.
L'introduzione della doppia preferenza, abbinata alla presenza delle candidate nelle liste in misura non inferiore ad un terzo con una sana alternanza uomo/donna, potrebbe aiutare ad avere una rappresentanza politica nuova che sappia finalmente riconoscere l'essenziale in Calabria.